AMORE CHE ANCORA

 

 

Mani insaponate,

lavano i piatti.

Candela mi guarda,

io mi muovo,

muovo il petto,

muovo l'anima:

piango.

Al punto d'orrore,

è accorsa l'allegria di sentire,

quello che sentire si fa.

Allegria e orrore:

congiunti in sottile tristezza,

per la soddisfazione d'esseri arrivati;

congiunti nella gioia,

d'aver saltato sopra l'acqua,

d'essersi sporcata nel fango santo,

d'aver persistito finché

lo spavento schiacciato,

si fosse dissolto dai loro piedi,

e fosse rinvenuto,

ringiovanito,

ristaurato,

ritrovato in un dolce respiro,

che travolge l'anima mia in un'onda

d'estasi perenne:

ora, dopo,

prima che cominciassi,

al finir dello scrivere,

allo smettere di vivere,

al continuare a desiderare,

questo, quell'altra,

lei, i miei, le sue,

quelli lá, sí, quelli,

lá, piú in lá,

un pó piú qui,

altrove, laddove manca la parola,

in nessun cuore,

nell'amore del mondo,

nell'amore tuo,

nel mio amore per te,

nell'amore che è,

che muove, che è,

che partecipa, che è,

che ascolta, che è,

che danza, che è,

nell'amore che è,

amore che è,

amore che è,

dopo la penitenza;

che è,

dopo il bacio della pace;

che è,

perseverante al punto che,

il suo fuoco lento,

mi consuma ancora, e ancora, e ancora.